La rimozione per ragioni idrauliche del materiale inerte dagli alvei di fiumi laghi e torrenti: operazione tecnicamente semplice, ma non banale

19/05/2025 - Lo svaso è un’operazione tipica da attuare per il ripristino della sezione idraulica o il funzionamento di alcune opere laddove vi sia un deposito di materiale. Quando ci sono degli eventi meteorologici importanti, i corsi d’acqua si ingrossano aumentando la loro capacità di erodere le sponde e il fondo. A seguito dell’erosione si innesca il fenomeno del trasporto dei detriti che si depositano una volta che la corrente del corso d’acqua perde la sua forza; ciò può avvenire per una riduzione della pendenza del rio, oppure per il diminuire della portata dopo l’evento piovoso. Talvolta ciò è voluto e provocato, a seguito di attente valutazioni, da opere appositamente costruite; ne sono esempi le briglie filtranti con relative piazze di deposito, che una volta esaurito il loro volume di raccolta devono essere svuotate per poter tornare attive ed efficienti.
Il deposito di materiale lungo i corsi d’acqua riduce lo spazio utile allo scorrimento dell’acqua e dei detriti trasportati dalla stessa.
Per ripristinare il volume utile allo scorrimento delle acque e al deposito di nuovi detriti si procede con lo svaso dei tratti in cui si è fermato il materiale o delle aree adibite al suo deposito.

Di per sé l’operazione di svaso è tecnicamente semplice nella maggior parte dei casi: si tratta di procedere all’asportazione dei depositi utilizzando un escavatore per lo scavo e un autocarro per il trasporto in un altro sito. 

Dal punto di vista ambientale, l’operazione di svaso da alvei di fiumi laghi e torrenti, se motivata da ragioni di sicurezza idraulica, gode - ai sensi dell’art. 39 comma 13 del D.lgs 205/2010 - della stessa norma di cui all’art. 184 bis del D.lgs. 152 D.lgs. 3 aprile 2006 (Codice dell’ambiente) che qualifica l’inerte prelevato a “sottoprodotto” (escludendolo, a certe condizioni, dalla qualifica di “rifiuto”). Da qui comincia la fase meno banale, che consiste nel trovare una destinazione definitiva dove portare il materiale prelevato.

Il materiale inerte che viene escavato non è sempre impiegabile per ogni tipo di uso, a causa delle sue qualità geotecniche condizionate dalla presenza eventuale di limi, argille o sostanza organica. La normativa specifica poi, prevede che il materiale asportato venga analizzato per verificare che non vi siano degli elementi inquinanti che potrebbero contaminare il sito in cui il materiale viene portato per essere utilizzato, per esempio una bonifica agraria.

Il Servizio Bacini montani gestisce diverse migliaia di metri cubi di materiale e non sempre è facile trovarne la giusta collocazione in funzione della qualità del materiale, cosa che in alcuni casi porta ad trovare come unica soluzione lo smaltimento come rifiuto, aggravandone i costi.

L’ottimale sarebbe avere la possibilità di utilizzare il materiale svasato per dei lavori in cui è previsto l’utilizzo dello stesso in un raggio non troppo ampio da dove è stato escavato, il tutto in un’ottica di risparmio economico e sostenibilità ambientale. 

L’attenzione alle varie componenti dell’ecosistema comporta, quando possibile, un’attenta programmazione di questi interventi al fine di rispettare i periodi sensibili, per esempio per la riproduzione dell’ittiofauna, in raccordo con le associazioni di pescatori che segnalano il loro operato, come nel caso dei tratti interessati dalle campagne ittiogeniche di ripopolamento. 

Come anticipato ne consegue che gli svasi sono importanti e richiedono al Servizio Bacini montani un notevole sforzo tecnico di pianificazione che non sempre trova rapida soluzione. 

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