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PERCORSO 1 (adulti e ragazzi)

Passato e presente delle rogge di Trento e del fiume Adige

 

STAZIONE: LE ALBERE (cartellone n. 1)

Trento e il suo fiume: percorso alla scoperta del fiume Adige” corrisponde a due visite guidate ideate dal Servizio Bacini montani della Provincia Autonoma di Trento nell’ambito della Settimana della Protezione Civile (07-13 ottobre 2024) e rivolte rispettivamente ad adulti e ragazzi di età superiore a 10 anni (percorso 1) e a bambini di età inferiore a 10 anni (percorso 2).

I due percorsi portano ad analizzare come il territorio della città di Trento sia evoluto nel tempo anche con riferimento al suo legame con i principali corsi d’acqua che lo attraversano. In particolare, sono analizzati i legami della città con le sue due rogge, la Roggia del San Bernardino e la Roggia Grande, nonché il legame con il fiume Adige. Con riferimento a quest’ultimo, si effettuerà un salto nel passato mostrando alcune immagini delle grandi alluvioni che hanno coinvolto la città di Trento e ritornando successivamente nel presente per evidenziare le modalità di protezione contro le alluvioni, analizzare le relative criticità e individuare eventuali interventi di contrasto nei confronti delle criticità individuate.

 

STAZIONE: ARGINE ADIGE  (cartellone n. 2)

La città di Trento, nel corso del tempo, ha subito notevoli trasformazioni. Il confronto tra la mappa di impianto del catasto franceschino di metà 1800 e l’ortofoto del 2015 mostra due principali rettifiche del fiume Adige, una localizzata all’altezza di Piedicastello e l’altra localizzata a valle della città di Trento in prossimità dell’abitato di Mattarello. Nonostante queste rettifiche, sono tutt’ora visibili dall’ortofoto del 2015 gli antichi percorsi del fiume Adige.

Oltre alle rettifiche del fiume Adige, le mappe del catasto franceschino di metà del 1800 e dell’ortofoto del 2015 evidenziano anche i percorsi delle due rogge che attraversano la città di Trento, ossia la Roggia di San Bernardino e la Roggia Grande. Queste ultime costituiscono due antichi rami laterali del torrente Fersina, che all’epoca di redazione della mappa catastale di metà ‘800 scorrevano a cielo aperto, mentre oggi fluiscono al di sotto della superficie stradale.

Nel punto in cui ci troviamo possiamo osservare l’attuale sbocco della Roggia di San Bernardino nell’Adigetto.

 

STAZIONE: LA PORTELA (cartellone n. 3)

Come descritto nella stazione "Argine Adige", le due rogge che attraversano la città di Trento corrispondono alla Roggia di San Bernardino e alla Roggia Grande. Quest’ultima si dirama dal torrente Fersina più o meno all’altezza del Liceo scientifico Galileo Galilei, percorre via Grazioli e via Roggia Grande e, dopo aver attraversato Piazza Duomo, sfocia nell’attuale percorso dell’Adigetto.

Fino alla metà del 1800, la Roggia Grande scorreva a cielo aperto divenendo un’importante risorsa per le attività economiche presenti nella città. Attorno ad essa sorgevano opifici e mulini e le stesse lavandaie sfruttavano questo corso d’acqua per lavare i panni. Numerose sono le foto storiche delle lavandaie indaffarate nel lavaggio dei panni nella Roggia Grande nell’omonima via posta a valle di Piazza Venezia.

Dopo la metà del 1800, la Roggia Grande è stata quasi completamente coperta. Segnali di questa copertura sono tutt’oggi visibili in Piazza Duomo, dove si possono osservare le lastre in calcare rosso usate all’epoca e al di sotto delle quali scorre ancora la roggia.

 

STAZIONE: LA STELE  (cartellone n. 4)

Le trasformazioni del territorio della città di Trento non sono state legate solo alle sue rogge ma anche al fiume Adige. Il percorso di quest’ultimo è stato nel tempo fortemente modificato da Merano a Rovereto (?) non solo per creare lo spazio necessario per le coltivazioni agricole e per la costruzione della ferrovia, ma anche per velocizzare il deflusso della corrente con l’intenzione di ridurre la probabilità di accadimento delle alluvioni.

Proprio con riferimento alle alluvioni, due sono state le grandi alluvioni che hanno interessato la città di Trento: la grande alluvione del 1882 e l’alluvione del 1966. Come riscontrabile dalle immagini storiche, in entrambi i casi, ingenti sono stati i danni. Nel 1966, nel tratto di circa 30 km compreso tra Roncafort (Trento) e Mori sono state registrate 12 rotte arginali del fiume Adige.

Nella Piazza della Portela è presente una testimonianza storica di tutte le alluvioni del fiume Adige: una stele in cui sono riportati i livelli massimi raggiunti dal fiume Adige e misurati presso l’idrometro di Ponte San Lorenzo durante gli eventi di piena occorsi tra il 1512 e il 1966.

 

STAZIONE: PONTE SAN LORENZO (cartellone n. 5)

Come descritto nella stazione “La stele”, il percorso del fiume Adige è stato fortemente modifica in epoca austro-ungarica con il duplice scopo di creare spazio per la ferrovia e per velocizzare il deflusso della corrente. In prossimità della città di Trento sono state realizzati due tagli di meandri: uno relativo al meandro situato tra la confluenza con il torrente Fersina e l’abitato di Mattarello e uno relativo al meandro di Centa. La mappa del 1777 mostra il tracciato originale del fiume Adige nelle due aree considerate e i drizzagni in progettazione.

Con riferimento al meandro di Centa, le foto storiche mostrano un fiume Adige che, prima della rettifica (effettuata tra il 1854 e il 1858) effettuava una curva verso est lambendo gli edifici storici di via San Martino e Torre Verde e all’altezza di Torre Vanga transitava al di sotto del vecchio Ponte San Lorenzo fino a raccordarsi all’attuale profilo rettilineo pressoché all’altezza della Funivia Trento-Sardagna.

Con il taglio di meandro, al fine di consentire lo scolo delle acque bianche, sul vecchio sedime del fiume Adige è stato realizzato l’Adigetto, inizialmente fluente a cielo aperto e successivamente coperto per permettere l’ulteriore espansione della città. Al tempo stesso, per consentire il transito di mezzi e persone tra le due sponde del nuovo tracciato del fiume Adige, il Ponte San Lorenzo è stato ricostruito nel punto in cui oggi sorge.

All’epoca, il Ponte San Lorenzo aveva una struttura in ferro ed era costituito da un’unica campata. Oggi purtroppo questa struttura non è più visibile nelle sue forme originarie a causa della sua distruzione per i bombardamenti sulla città avvenuti durante la Seconda Guerra mondiale.

 

STAZIONE: L’ADIGETTO (cartellone n. 6)

Una strategia per proteggersi contro le alluvioni corrisponde alla costruzione di opere di contenimento dell’acqua, quali argini o muri di sponda. Nel punto in cui ci troviamo possiamo osservare entrambe le tipologie di opere di protezione contro le alluvioni: il rilevato arginale del fiume Adige, realizzato per contenere le acque del fiume Adige, e il muro in sinistra idrografica dell’Adigetto, costruito negli anni 2000 per contenere le acque dell’Adigetto.

Con riferimento agli argini del fiume Adige, buona parte del corso d’acqua defluente sul territorio della Provincia Autonoma di Trento è protetto con argini. Infatti, i numeri ricavati dal catasto delle opere indicano che gli argini del fiume Adige nel territorio trentino ricoprono una lunghezza complessiva, comprensiva di entrambe le sponde, che si attesta intorno ai 100 km per una lunghezza del corso d’acqua pari a circa 75 km.

È bene sottolineare che nel tempo non solo si è provveduto a realizzare nuovi rilevati arginali, ma anche ad adeguare le quote del coronamento arginale ai nuovi livelli idrometrici osservati durante le piene del corso d’acqua. In virtù di questo aspetto, i rilevati arginali sono stati innalzati nel tempo, con la conseguenza che il livello dell’acqua durante le piene potrebbe essere superiore alla quota del piano campagna.

Nonostante i rilevati arginali siano importanti opere di protezione contro le alluvioni, sono strutture delicate in quanto realizzate con materiale sciolto. Infatti, durante gli eventi di piena dei corsi d’acqua, a causa della differenza di carico piezometrico tra l’interno e l’esterno dell’alveo, il rilevato arginale è soggetto al fenomeno della filtrazione. Se quest’ultimo risulta essere particolarmente intenso, possono realizzarsi fenomeni di sifonamento, per cui l’intenso moto di filtrazione induce l’asportazione del materiale sciolto posto all’interno o al di sotto del rilevato arginale e la sua sedimentazione sul piano campagna all’esterno dell’alveo con la formazione dei cosiddetti fontanazzi. Se il fenomeno del sifonamento non viene contrastato in condizioni emergenziali, quest’ultimo può indurre la continua asportazione di materiale sciolto con la conseguente potenziale rottura del rilevato arginale.

Il contrasto del fenomeno di sifonamento viene eseguito in condizioni emergenziali tramite la realizzazione di coronelle con sacchi di sabbia e, in tempi di pace, tramite la realizzazione di diaframmature all’interno del rilevato arginale. Queste opere corrispondono a setti impermeabili, che sono realizzati ad esempio attraverso l’iniezione ad alte pressioni di miscela cementizia nel rilevato arginale fino al raggiungimento della profondità di progetto.

Pubblicato il: Martedì, 08 Ottobre 2024 - Ultima modifica: Giovedì, 10 Ottobre 2024

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